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E’ il 5 giugno del 2000 quando AMD lancia ufficialmente sul mercato le nuove CPU Athlon basate sul core Thunderbird, accompagnate dall’altrettanto inedito Socket 462, poi conosciuto dagli appassionati come Socket A.

Dopo aver rincorso per un anno Intel, commercializzando lo Slot A in risposta allo Slot 1, AMD finalmente torna al classico socket e lo fa sorprendendo tutti: non solo gli utenti, ma anche la storica rivale.

Il modello di punta della nuova linea di processori Athlon raggiunge l’incredibile frequenza di 1 GHz con un processo produttivo completamente nuovo e con la cache integrata nel Die, come vedremo più avanti.

Parte da quel giorno l’epopea del socket probabilmente più longevo di sempre. Il 462 andrà in pensione ufficialmente nella prima metà del 2005, quando AMD smetterà di produrre i Sempron su core Barton.

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L'Athlon core Thunderbird e il logo del processore nel 2000


Thunderbird

Sono gli inizi del 2000 quando si rincorrono frequentemente le voci di una nuova architettura Intel, nata per sostituire i Pentium 3, capace di prestazioni incredibili, soprattutto grazie alla facilità con cui potrà aumentare di frequenza. Willamette, nome del core della nuova CPU, avrebbe usufruito della tecnologia Netburst e sarebbe stata la prima CPU a superare la barriera del GHz di frequenza, almeno secondo i comunicati di Intel.

AMD, fino ad allora, aveva inseguito nel mercato delle CPU di fascia alta. I propri processori per Slot A core Argon e Pluto si erano difesi, ma si erano dimostrati appetibili solo per la fascia media e bassa. Gli Athlon vendettero molto bene per diversi fattori: grazie ai problemi di Intel nel passaggio alla produzione a 180 nm che rendevano i Pentium III eccessivamente costosi, grazie al prezzo vantaggioso delle proprie CPU e grazie alle prestazioni ottime confrontate al costo.

AMD stava comunque lavorando sodo ad una evoluzione del progetto K7, operante su un classico Socket ZIF (il futuro 462), per poter attaccare anche la fascia alta del mercato. Intel aveva abbandonato lo Slot 1 a metà del 1998 in favore del Socket 370 (ZIF), ed AMD si trovò spiazzata: dopo un anno di gestazione lanciò lo Slot A quando ormai Intel aveva abbandonato lo Slot 1 da tempo. AMD lanciò lo Slot A solamente perché gli utenti vedevano in Intel il messia dell’hardware, e se Intel abbandonava il socket ZIF in favore di uno socket di tipo Slot, allora "doveva essere fatto". Era una questione di marketing, ed AMD non poteva permettersi, visto che era ancora poco conosciuta, di fare di testa propria.

La casa di Sunnyvale dovette giocare sulla difensiva per quasi due anni utilizzando lo Slot A per i processori di fascia medio-alta e il vecchio Super Socket 7 per le CPU di fascia bassa (serie K6), portando avanti nel contempo due progetti: Thunderbird e SledgeHammer.

Roadmap di AMD fino al 2001


Non  potendo  aspettare oltre, sia per le limitate risorse finanziare possedute - nonostante le buone vendite - sia per il prossimo lancio di Willamette, AMD si trovò costretta a riutilizzare il progetto K7, attraverso Thunderbird, posticipando così SledgeHammer.

Thunderbird si rifaceva, nelle caratteristiche principali, alle CPU per Slot A: utilizzava, sotto licenza, il Bus EV6 realizzato da Compaq per le proprie CPU Alpha (che raddoppiava di fatto la frequenza di Bus effettiva) ed aveva una FPU (Floating Point Unit) migliorata rispetto a quella originale del K6.

Novità più eclatante, per un processore AMD, fu l’integrazione della cache di secondo livello (L2) nel Die della CPU, come affermò Drew Prairie in un’intervista,  ai primi di maggio del 2000: “The major difference between the original AMD Athlon processor and the enhanced AMD Athlon processor is the full-speed, on-die L2 cache. We integrated 256Kb of L2 cache onto the processor die to enhance performance, which is especially important as the frequency of the processor continues to increase. The AMD Athlon processor can now take advantage of L2 memory that scales in frequency along with the processor” . Nelle CPU Slot A, al contrario, la cache L2 era esterna al Die e lavorava a frequenza dimezzata o anche inferiore: questo permise ad AMD di utilizzare memoria cache meno costosa, e fu uno dei motivi per cui le CPU Slot A poterono essere vendute ad ottimi prezzi.

Mentre AMD lavorava in sordina, Intel ad ogni IDF (Intel Developer Forum) lanciava proclami e pronosticava gli scenari futuri. All’IDF di aprile del 1999 si stimò che a fine 2000 la frequenza massima raggiunta da Willamette sarebbe stata di 1,1 GHz, mentre quella raggiunta da T-Bird sarebbe stata di circa 666 MHz. Questo calcolo fu realizzato tenendo conto dei problemi che la stessa Intel ebbe nell’utilizzo del processo produttivo a 180 nm e constatando che per AMD sarebbe stata la prima CPU con cache L2 integrata nel Die.

Quando, il 5 giugno del 2000, uscì l’Athlon a 1000 MHz, negli uffici Intel ci fu un terremoto. AMD aveva già lanciato 3 mesi prima l'Athlon Slot A operante ad 1 Ghz, ma le prestazioni non si rivelarono di certo eccezionali. Thunderbird scompaginò completamente le carte in tavola. Nessuno si sarebbe aspettato un simile balzo in avanti da parte di quella piccola azienda di Sunnyvale.

Per esemplificare, nel 1999 le quote di mercato erano divise per l’83% ad Intel e il 13% ad AMD. L'utile netto, nel 1999, fu di circa 7,31 mld di dollari per Intel, mentre quello di AMD era in passivo per 88 mln di dollari. Si può notare come le forze in campo fossero tutt’altro che  equilibrate.

Intel cercò di correre ai ripari aumentando le frequenze di lancio di Willamette e cercando di tirare fuori tutto quello che si poteva dai Pentium 3, con l’introduzione, l'anno seguente, del core Tualatin. Questo non bastò ed AMD rimase in cima alle classifiche di potenza, con la propria CPU, fino a metà del 2001, quando Intel ritirò il Socket 423 e presentò il Socket 478, contemporaneamente al Pentium 4 core Northwood A operante alla incredibile frequenza di 2 GHz e arricchito dalle nuove istruzioni SSE2.  Nel giro di circa un anno la frequenza massima a cui operava una CPU era raddoppiata.

Thunderbird dovette cedere la corona. La frequenza massima raggiunta, 1400 MHz, non si dimostrò sufficiente a mantenerla. Comunque, nonostante un anno di dominio, non solo prestazionale, ma anche di prezzo, le quote di mercato di AMD aumentarono solo in maniera marginale. Nel dicembre del 2000 il costo al dettaglio di un Pentium III a 1GHz era di 435 dollari, quello di un Pentium 4 a 1,5 GHz di 819 dollari e quello di un Athlon a 1 GHz era pari ad appena 171 dollari. 

Gli utili delle due aziende crebbero in maniera considerevole, e quelli di AMD tornarono in attivo. Intel toccò quota 10 mld di dollari in utili, mentre AMD arrivò a 983 mln di dollari. Il Market Share di AMD passò al 15% e quello di Intel rimase stabile all’83%. Le briciole se le contendevano Cyrix e poche altre.

Questi anni, e quelli seguenti, furono quelli in cui AMD investì maggiormente nella ricerca e sviluppo, in un  crescendo esponenziale di brevetti registrati, convinta che le proprie idee innovative avrebbero eroso importanti quote di mercato ad Intel: la cosa importante era resistere fino all'arrivo di SladgeHammer.

 Tabella dei brevetti registrati da AMD e Intel tra gli anni 1999 e 2005 compresi.

Anno / Brevetti 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005
AMD 557 825 1055 1086 1154 905 802 Fuori Top 20
Intel 705 735 797 809 1077 1592 1601 1549

Fonte: Calendar Year Preliminary List of Top 20 Patenting Organizations, by U.S. PATENT AND TRADEMARK OFFICE


Cancellato Mustang, si passa a Palomino

Successore diretto di Thunderbird sarebbe dovuto essere Mustang, un Thunderbird rivisitato con ben 1024Kb di cache! Un tale aumento della cache avrebbe portato la superficie del Die della CPU a più di 170 mm2 stimati, davvero immensa se paragonata ai 120 mm2 di Thunderbird.

Questo fatto, oltre a diminuire il numero di Die realizzabili per Wafer, avrebbe anche aumentato considerevolmente la possibilità che alcuni Die si rivelassero difettosi. Il tutto si sarebbe tradotto nell’impossibilità di vendere le CPU ad un prezzo concorrenziale, come era stato fatto fino ad allora. Va aggiunto che la nuova Fab30 di Dresda, l’unica Fab posseduta al 100% da AMD, contro la decina che possedeva al tempo Intel, operava ancora a 180 nm e che un upgrade della stessa a 150 nm o 130 nm, così da diminuire la superficie del Die di Mustang, avrebbe richiesto oltre che tempo anche ingenti investimenti.

Per risolvere la situazione, gli ingegneri di AMD si trovarono a dover tentare nuovamente la strada dell’azzardo dopo l’introduzione della Cache L2 on Die su un processo produttivo nuovo: avrebbero utilizzato le recenti memorie DDR Sdram. DDR è acronimo di Double Data Rate, e caratteristica di questa tipologia di Ram è la possibilità di trasmette i dati sia sul fronte di salita sia sul fronte di discesa del ciclo di Clock, raddoppiando di fatto la bandwidth delle classiche memorie Sdram.

Il Pentium 4 nei benchmark da ufficio e generalisti non godeva di un grosso vantaggio rispetto a Thunderbird, ma nelle applicazioni multimediali il divario si ampliava in maniera critica. Questo vantaggio era dovuto principalmente all’utilizzo della costosa memoria RDRAM di Rambus, capace di fornire alla CPU di Intel un’elevata bandwidth, molto superiore a quella che potevano fornire i moduli di Sdram allora utilizzati dalle schede madri per Socket 462.

Già a fine 2000 AMD commercializzò il chipset AMD-760, il quale supportava le DDR. Tale chipset riscosse un notevole successo poiché permetteva di sfruttare al meglio i processori AMD, i quali operavano, grazie al Bus EV6, a 200/266 MHz di bus effettivo a seconda del modello di T-Bird (100 o 133 MHz x2). Grazie al supporto di Via, con il chipset KT266, e di nVidia, con il chipset nForce, AMD poté utilizzare per la propria evoluzione dell’Athlon le DDR Sdram al massimo del loro potenziale.

E’ il 9 ottobre del 2001 quando AMD lancia finalmente sul mercato l’Athlon XP con core Palomino, destinato a sostituire l’Athlon con core Thunderbird. Questa evoluzione porterà con sé notevoli novità, non soltanto architetturali, ma anche di marketing.

Il core Palomino poté essere realizzato a 180 nm come il predecessore grazie ai miglioramenti architetturali, i quali permisero una diminuzione dei consumi nell’ordine del 20% e un aumento del 10% dell’IPC a parità di frequenza. Fu inoltre la prima CPU K7 ad integrare le istruzioni SSE (ma non SSE2), che tanto vantaggio stavano dando ai Northwood nelle applicazioni multimediali. Di Palomino fu anche commercializzata una versione per server, che prese il nome di Athlon MP (MultiProcessor), e che si sarebbe dovuta scontrare con il chiacchierato Xeon core Gallatin, processore che invece uscirà solo un anno più tardi.  L'ottima resa di queste CPU permise ad AMD di sostituire anche i Duron core Spitfire, basati su core Thunderbird, così da creare una CPU di fascia bassa dalle prestazioni comunque ottime.  Il core Palomino fu la base del core Morgan dei nuovi Duron.

Grazie all’aumento di IPC rispetto al core Thunderbird, l’Athlon XP poteva scontrarsi senza problemi con processori Pentium 4 dalla frequenza molto più elevata. Sfortunatamente per AMD, Intel, per arginare lo strapotere prestazionale della rivale, da mesi stava portando avanti una campagna pubblicitaria che poneva quale caratteristica principale della CPU la frequenza, affermando che solo questo valore determinava la potenza effettiva del processore.

Gli utenti meno smaliziati, cioè la quasi totalità, credette a queste affermazioni e ad AMD non rimase altro da fare che rispolverare il Performance Rating. Il Performance Rating fu inizialmente utilizzato da Cyrix e AMD ai tempi dei Pentium I, in quanto ci si rese conto che le proprie CPU, rispettivamente serie 6x86 e K5, avevano prestazioni similari alle controparti Intel sebbene operassero a frequenza minori. Per ovviare a questo difetto di marketing, perché di questo si trattava, diedero un nome commerciale alle proprie CPU non basandosi sulla frequenza ma sulla capacità di calcolo prendendo come metro di paragone le CPU di Intel. Ad esempio il K5 PR166 operava a 116 Mhz, e gli fu dato il nome PR166 perché, prestazionalmente parlando, era confrontabile con il Pentium 166.
Ecco quindi che con il core Palomino fa la sua ricomparsa il Performance Rating (PR): il modello di punta venne  chiamato Athlon XP 1900+, con una frequenza di funzionamento pari a 1600 Mhz.

Il suffisso XP fu inserito per rafforzare il fatto che si trattasse di processori veramente eccezionali. XP infatti non si rifaceva all'appena uscito Windows XP, ma era acronimo di Xtreme Performance (prestazioni estreme).

Il nuovo logo degli Athlon XP


L'introduzione del PR portò con sé anche conseguenze negative, già il giorno seguente la sua apparizione. I produttori di PC cominciarono a pubblicizzare i computer su cui erano installati i Palomino come operanti effettivamente alla frequenza del Performance Rating (1800+ = 1800 Mhz). Intel stessa accusò AMD di pubblicità fraudolenta. La casa di Sunnyvale, d'altro canto, mostrò come nelle recensioni l'Athlon XP 1800+ spesso superasse il Pentium 4 in alcuni benchmark, affermando che il PR fosse del tutto relativo. Si cercò quindi di venirne a capo senza chiamare in causa quale giudice supremo la Federal Trade Commission: fu chiamato a sbrogliare la faccenda un soggetto terzo, estraneo alle due società in lite, la Arthur Andersen, una delle più grandi multinazionali di revisione di bilancio e consulenza.

Dopo i primi mesi di furiose lotte nei forum, in articoli di riviste e nelle pubblicità, le acque si calmarono ed il Performance Rating, per AMD, poté divenire uno standard. Citando un articolo apparso su PC World, un dipendente di Alienware disse: "To the end user, all they need to know is the 1800+ will outrun a comparable 1.8-GHz chip”.


Intel preme sull'acceleratore

 Secondo i piani di AMD tra la fine del 2001 e l'inizio del 2002 sarebbe dovuta uscire la nuova architettura K8, nome in codice SladgeHammer, portatrice di innumerevoli innovazioni.

Sfortunatamente per la casa di Sunnyvale le cose non sembravano mettersi per il verso giusto, e si dovette accantonare ancora una volta l'ambizioso progetto per contrastare Intel e rafforzare le proprie quote di mercato che, contrariamente a quanto ci si aspettava, visti gli ottimi prodotti presentati, non accennavano ad aumentare in maniera consistente: nel 2001 il market share si assestò sul 18% nonostante Jonathan Joseph, analista della Salomon Smith Barney, affermasse quanto segue: "The (Athlon) XP is flying off the shelf".

Nella seconda metà del 2001 Intel presentò un nuovo northbridge, evoluzione del precedente i850, il i845. Questo nuovo chipset, meno costoso del precedente, permise ai Pentium 4 di utilizzare le ormai economiche DDR Sdram, calate vertiginosamente di prezzo, e di attaccare in maniera aggressiva anche la fascia media, fino ad allora terreno di caccia di AMD.

La presentazione nel maggio del 2002 del Pentium 4 con core Northwood B operante a 2,53 Ghz, e con frequenza di bus a 533 Mhz, riportò ad Intel la corona di processore più veloce: il passaggio ai 130 nm con il core Northwood stava dando finalmente i suoi frutti in termini di scalabilità. I prezzi delle CPU Intel al lancio si abbassarono ancora: il Pentium 4 2,53 Ghz fu lanciato sul mercato al prezzo di 637$, il Pentium 4 2,4 Ghz, sempre 533 Mhz di Bus, a 562$.

Erano ancora prezzi stratosferici, ma la concorrenza di AMD si faceva sentire. E si fece sentire maggiormente quando tra il giugno e l'agosto del 2002 presentò gli Athlon XP con core Thoroughbred A e Thoroughbred B. Nei mesi precedenti al lancio di quest'ultima CPU i  giornalisti, nelle recensioni del Northwood B, già davano per spacciata o quasi AMD, affermando che i futuri Thoroughbred e Barton forse non sarebbero bastati a gareggiare ad armi pari con Intel, che solo il progetto SladgeHammer (più comunemente detto “Hammer”) avrebbe avuto qualche chance. AMD avrebbe volentieri buttato fuori la nuova architettura, ma i fondi per la ricerca e sviluppo le cominciavano a mancare, soprattutto a causa di un market share che non accennava a crescere, e agli utili che ritornarono pesantemente in negativo (2002 a -1,3 mld di dollari). Nonostante gli ottimi prodotti, era difficile trovare computer marchiati AMD nelle grandi catene.

Roadmap di AMD fino al 2° quarto del 2003


I Thoroughbred, specialmente nella revisione B con Bus a 333 MHz, furono comunque una boccata d'ossigeno, e permisero ad AMD di guerreggiare ancora ad armi pari con Intel. L'elevata resa produttiva, derivata dal nuovo processo produttivo a 130 nm, consentì ad AMD di applicare nuovamente un'aggressiva guerra sui prezzi, come scrissero molti redattori nelle proprie recensioni: “the main advantage of the 0,13µ technology lies somewhere else: using this manufacturing process, the processor’ die size is reduced from 128 to 80mm² thus AMD could produce more CPUs per 200mm wafer (~322 against 201 previously) which implies a noticeable cost reduction both for AMD and the end user” (Fonte).

Il 2600+, uscito nell'agosto del 2002, fu  commercializzato ad un prezzo unitario di 297$. Circa la metà del più prestante processore Intel, il Pentium a 2,8 Ghz.

Questo è anche il periodo dell'uscita del più famoso chipset Via, che verrà declinato nel prossimo futuro per le altre revisioni dell'Athlon XP: il KT333.


L'arrivo di Barton, e dei fratelli minori Thorton e Applebred

Le due case combatteronono per la supremazia prestazionale con le architetture Northwood B e  Thoroughbred fino alla prima metà del 2003. AMD nell'ottobre del 2002 lanciò la massima espressione del  Thoroughbred Rev. B, il 2800+ operante alla frequenza di 2250 Mhz, considerata incredibile per una CPU a 10 stadi come il K7, mentre Intel ribatté con il Pentium 4 a 3,06GHz, con Bus a 533 Mhz e dotato della nuova tecnologia Hyper Threading.

L'Hyper Threading (HT) fu sviluppato per permettere alle proprie CPU di eseguire una parallelizzazione di calcolo,   quando ancora non era possibile inserire più core in una sola CPU. Si può definire una tecnica primitiva di Multitasking e fu pubblicizzata notevolmente da Intel. Molti recensori e giornalisti posero l'accento sul fatto che, tramite l'HT, si poteva finalmente giocare e far fare altro in background alla CPU, per esempio l'encoding di un film.

Questa situazione di stallo si ruppe nel febbraio del 2003 quando AMD presentò il core Barton. Prima della loro uscita si rincorrevano voci su possibili grandi novità. Addirittura Hector Ruinz, CEO di AMD, affermò che sarebbe stato ottimo vedere i Barton prodotti con il nuovo processo produttivo a 90 nm, così da abbatterne i costi di produzione, ma alla fine si optò per il ben rodato processo a 130 nm. (Fonte)

Gli Athlon XP core Barton furono dei veri e propri must have per coloro che non solo tenevano una mano sul portafoglio, ma guardavano anche alle prestazioni. Il modello 2500+, con Bus di 333 MHZ e moltiplicatore a 11,  poteva essere trasformato nella stragrande maggioranza dei casi nel processore di punta 3200+, anch'esso con moltiplicatore a 11 ma con Bus di 400 Mhz, alzando semplicemente la frequenza di Bus. Evoluzione principale, rispetto ai core  Thoroughbred, fu il raddoppio della cache L2, portata a 512 Kb, e l'affinamento del processo produttivo, che permise di mantenere invariati i consumi nonostante l'aumento di superficie del Die, che passò da 84 a 101 mm2.

Grazie al prezzo decisamente accessibile, all'alto margine di overclock permesso e all'immissione nel mercato dei modelli XP-M (con moltiplicatore sbloccato),  gli Athlon XP core Barton ebbero larghissima diffusione. Molte case di schede madri, come Abit, DFI, Asus, Gigabyte ed Epox, presentarono modelli specificamente dedicati agli overclocker, equipaggiati con l'altrettanto famoso chipset di nVidia nForce 2 Ultra. Molto conosciute, tra gli appassionati, sono le schede madri Abit NF7-S 2.0, Epox 8RDA3+, Asus A7N8X Deluxe, DFI LanParty NFII Ultra B.

Logo del chipset nForce2 Ultra di nVidia


Contemporaneamente alla presentazione del core Barton, AMD mise in commercio anche Athlon XP dotati di core Thorton, a prezzi minori. Questi ultimi non erano altro che core Barton con  256 Kb di cache disabilitata. Questo permise ad AMD di commercializzare anche CPU difettose, sotto altro nome, così da massimizzare i profitti. Su internet, poco tempo dopo la loro commercializzazione, uscirono guide su come riattivare la cache dormiente, e molti utenti si trovarono nel case un Barton perfettamente funzionante.


Stessa sorte toccò al nuovo modello di Duron, core Applebred, nient'altro che un Thoroughbred con soli 64 Kb di cache L2 funzionanti. Anche in questo caso un grande numero di utenti riuscì ad abilitare parte della cache dormiente, e molti riuscirono a sbloccarne il moltiplicatore, trasformando questa CPU, venduta ad un prezzo di circa 50$, nel Santo Graal dei videogiocatori poco danarosi. I Celeron di Intel, basati sul core Northwood A,  scherniti fin dalla loro uscita quali processori inutili, tanto da essere soprannominati Lenteron, non furono praticamente mai presi in considerazione dai videogiocatori.

Questo stato di cose mise in evidente difficoltà Intel, la quale si basò fino a quel momento sulle voci di corridoio che correvano tra gli esperti del settore. Poco prima che Barton uscisse giravano voci contrastanti. Jan Gutter, portavoce di AMD in Germania, affermò che non ci sarebbero stati miglioramenti nel FSB (quando invece fu portato, per alcuni modelli, a 400 Mhz), alcuni paventarono un ritardo per permettere l'utilizzo del nuovo processo produttivo a 90 nm, come già accennato, altre voci ancora fantasticavano sull'utilizzo del futuro Hyper-Transport (HTT).  Il tutto si rivelò inesatto e portò Intel a fare false previsioni.

L'Athlon XP 3000+ venne commercializzato all'uscita ad un prezzo altissimo: AMD poteva finalmente permettersi di fare il proprio gioco, dopo circa un anno di lotta serrata. L'Athlon XP 3000+ costava 588$ alla commercializzazione, mentre il Pentium 4 3,06 Ghz lo si trovava a 617$ nello stesso periodo.

La situazione durò comunque molto poco, e la risposta di Intel fu dura e decisa, tanto che cancellò uno step evolutivo di Northwood. La versione con Bus a 667 Mhz fu accantonata, e nel mese di maggio fu presentato il nuovo core Northwood C, con Bus a 800 Mhz e l'HT abilitato su tutta la nuova serie. Contemporaneamente ai nuovi Pentium 4 fu presentata anche una nuova famiglia di chipset, la cui punta di diamante era l'i875P. Evidentemente la casa di Santa Clara non si aspettava un tale colpo di reni da parte di AMD, e avrebbe sperato di poter procedere più tranquillamente, soprattutto dopo che l'Athlon 64 era stato nuovamente posticipato.

Il veloce botta e risposta provocò una forte guerra sui prezzi. Già a maggio l'Athlon XP 3200+, il modello di punta, veniva venduto sotto i 400$ e il Pentium 4 C a 3,0GHz poteva essere portato a casa per la stessa somma.  Mai come in quel momento gli utenti poterono beneficiare di una tale concorrenza sul fronte dei prezzi. 


Il Socket A passa il testimone

Tale periodo di lotta continua trovò conclusione  nel settemebre del 2003 quando fu presentata, dopo più di 3 anni di annunci e rumor, la nuova architettura K8 di AMD. Le CPU di fascia enthusiast per Socket 940 FX si presero il trono di CPU più veloci sul mercato, obliterando le recenti CPU Intel Extreme Edition (core Gallatin), commercializzate per tentare un ultimo disperato attacco alla vetta. Le CPU di fascia media, Socket 754, grazie al prezzo concorrenziale e alle prestazioni ottime, si posero come perfetta piattaforma per la realizzazione di PC di fascia media.

Logo del nuovo brand Sempron


Coperte quasi tutte le fasce, ad AMD rimase scoperta quella bassa, e per tale motivo decise di utilizzare gli Athlon XP, ribattezzandoli Sempron.  Il Socket A venne utilizzato fino al 2005 come socket di fascia bassa e bassissima: l'elevata resa produttiva dei core Barton e  Thoroughbred, unita alle loro prestazioni complessive, consentì ad AMD di coprire una delle fasce più remunerative con prodotti di indubbio valore.

E' la metà del 2005 quando il Socket A conclude la propria onorata carriera, sostituito dal Socket 754 nella fascia bassa di mercato.