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Il progetto di AMD, il quale avrebbe permesso la realizzazione di PC molto economici, interessò fin da subito diversi grossi produttori, tra cui Hewlett-Packard. Il prezzo di commercializzazione, infatti, era molto basso: il prezzo della versione dell'Am286ZX/LX a 12 MHz era di 69 dollari, mentre la versione operante a 16 MHz era prezzata ad appena 89 dollari.

Phoenix Technologies, la più importante casa realizzatrice di BIOS, si mise subito all'opera per rendere disponibili, il prima possibile, delle schede madri di pre-produzione perfettamente operative per il testing presso gli OEM.

Tutto lasciava supporre ad un grandioso successo dell'Am286ZX/LX, ma le cose non andarono come AMD aveva sperato. Intel, poco dopo l'annuncio del SoC AMD, lanciò sul mercato l'80386SX a 20 MHz, specificatamente progettato per i Notebook, al prezzo di soli 150 dollari, e capace di generare una potenza di 4,21 MIPS, circa 8 volte quella dell'Am286ZX operante a 16 Mhz! Le versioni meno potenti del 80386 cominciarono a trovarsi abbondantemente sotto i 100 dollari.

 

Un prototipo di scheda madre Embedded con Am286LX. Raspberry Pi ante-litteram?

 

In seguito, il notevole successo commerciale nella prima metà del 1991 del 486SX, versione difettosa dei 486DX venduta con il Coprocessore Matematico disabilitato, spinse verso il basso il prezzo delle vetuste CPU 80286 e 80386, molto velocemente ed ancora più marcatamente. L'Am286ZX/LX non fu possibile riciclarlo neppure nel mercato Embedded o multimediale, entrambi terreno di caccia prediletto per i SoC MIPS e le CPU di Motorola.

I produttori di PC IBM/AT Compatibili persero quindi ogni interesse nel futuristico prodotto di AMD, privilegiando la realizzazione di macchine tradizionali, visti i costi della componentistica ormai in discesa libera; l'arrivo sul campo di battaglia di un nuovo aggressivo produttore di CPU x86, Cyrix, appoggiato attivamente da IBM, si stava facendo sentire.

L'insuccesso dell'Am286ZX/LX di AMD lasciò spalancato il mercato dei SoC prima all'architettura MIPS, ed in seguito a quella ARM, tagliando definitivamente fuori x86 da tale tipologia di prodotti. X86, quale ISA, si impose principalmente, grazie alle economie di scala, nei mercati dove contava, e conta ancora, maggiormente la potenza bruta che l'opera di ingegnerizzazione. Così, nel 1995, mentre la CPU Pentium 133 MHz veniva venduta a 621 dollari per lotti di 1000 unità (potenza pari a 219 MIPS), il SoC Toshiba R3900 50 MHz (potenza pari a 53 MIPS), veniva venduto a soli 30 dollari per lotti di 1000 unità.