L'apertura della scuola alla digitalizzazione se per la maggior parte delle persone è vista, del tutto in buona fede, come un'opportunità per gli studenti, per buona parte delle aziende e degli esperti che vi prende parte è vista soprattutto come un'opportunità per far soldi abbastanza facilmente. Si parla di centinaia di migliaia di possibili utenti.
E' un mercato vergine, dove non vi è un vero e proprio leader, quindi tutte le aziende vi prendono parte con eguali possibilità di imporvisi. Vi è un libro, sfortunatamente non pubblicato in Italia, che spiega molto bene questo tipo di situazione. In Marketing Warfare (1986), di Ries Trout e Al Ries, a tal proposito si parla di un Flanking Attack, o di attacco sul fianco. Attaccare il leader di un mercato, in questo caso mobile consumer (Apple), in un settore che ancora non lo vede realmente leader, quello scolastico (Mobile scolastico): “Traditional marketing theory might call this approach segmentation, the search for segments or niches. This is an important qualification. To launch a true flanking attack, you must be the first to occupy the segment. Otherwise, it's just an offensive attack against a defend position”.
Dell e Samung, le due aziende che hanno gentilmente collaborato fornendomi una consulenza diretta per la realizzazione di questo articolo, si muovono proprio in questa direzione, dal mio punto di vista. Questo non significa, comunque, che cerchino di vendere prodotti scadenti o non adatti all'ambito educativo. Anzi, come andremo ad osservare, sono prodotti decisamente ben fatti e che possono risultare molto utili all'insegnamento, qualora siano utilizzati in maniera corretta. Il problema però, come già affermato, è che il Ministero dell'Istruzione ha idee abbastanza vaghe e nebulose sull'utilizzo di questi strumenti, mentre Apple, Samsung e Dell, oltre ad Hitachi e alle altre case attive in tale ambito, possiedono ottimi reparti di Marketing per convincere Insegnanti e professori che quello che offrono è il non plus ultra sul mercato, ed è proprio quello di cui hanno bisogno. Un mix esplosivo che potrebbe generare un abominio dal punto di vista pedagogico.
Per constatare questa visione, da parte delle aziende sopra citate, basta andare a consultare i rispettivi siti internet. Dell è attiva nel settore educativo da diversi anni, soprattutto negli USA, e lo fa in un modo quanto mai pragmatico, direi quasi “aziendale”. La filosofia statunitense è quella famosa del “Self made man”. Come si legge nella home della sezione Education del sito statunitense di Dell, si va perfettamente in questa direzione: “To prepare students for career readiness in a rapidly changing world, colleges and universities are shifting toward more personalized and collaborative learning environments. Institutions are providing students access to learning anywhere, anytime, on almost any device. Administrators and instructors are applying data-driven analytics to track student progress in real time and to improve student outcomes. IT staff are simplifying IT infrastructure in support of these learning initiatives”.
Gli strumenti informatici servono per preparare gli studenti alla carriera (prepare students for career) e per monitorarli costantemente (Administrators and instructors are applying data-driven analytics to track student progress in real time). Non si legge nulla riguardo la condivisione di idee, lo stare insieme o lo sfruttamento di attività multiculturali. Lo studente prima di tutto deve essere produttivo.
Se invece consultiamo il sito in lingua italiana il focus si sposta sulla multiculturalità, in pieno stile umanistico-europeo: “Gli alunni di oggi sono la "generazione di internet". Per prepararli a lavorare in un mondo digitale e più connesso, dobbiamo collaborare per trasformare i processi di apprendimento. Abbiamo lavorato con educatori di tutto il mondo per creare un ecosistema che connetta tra loro alunni, insegnanti, genitori, amministratori e comunità e consenta loro di accedere alle risorse di cui hanno bisogno”.
Samsung si muove sulla stessa falsariga. Sul sito statunitense si legge: “The Samsung Smart School Solution is built around three central systems to assist teachers: Interactive Management, Learning Management and Student Information. These three components create a more integrated, engaging digital learning environment that’s easy to manage and frees up teachers to do what they do best: teach”. Il ripetersi della radice “menage” richiama esplicitamente alla carriera di Manager, e quindi ad un lavoro profittevole per lo studente una volta uscito dalla scuola. Sul sito italiano ritroviamo le tematiche umanistiche: “Samsung realizza un ambiente di formazione intelligente che permetta l'interazione tra studenti, insegnanti e genitori tramite una vasta gamma di soluzioni di insegnamento, studiate per aumentare la partecipazione e incoraggiare l'apprendimento in modo divertente”.
I prodotti sono i medesimi, così come i metodi di insegnamento consigliati dagli handbook scaricabili dai siti delle due case. Cambia però la presentazione, affinché il prodotto sia maggiormente vendibile nel mercato di riferimento.
La cosa divertente è che tutto questo si compie attraverso quelle materie tanto bistrattate dall'insegnamento contemporaneo: le materie umanistiche. Il marketing è la summa di tali materie. Cercare di convincere il compratore ad acquistare un prodotto, elogiando i pregi e nascondendo i difetti? Dialettica. Enfatizzare le caratteristiche visive? Filosofia Estetica. Capire dove ci si può spingere con il messaggio? Filosofia Morale. Un messaggio chiaro e accattivante? Letteratura. Cosa si è sbagliato nelle precedenti campagne di marketing? Storia.
Non ce ne accorgiamo, perché questi concetti sono ormai fossilizzati nella nostra cultura da centinaia di anni, ma l'essere più o meno influenzabili dal marketing, o dalle mode, è merito anche di un'educazione più umanista. Oggi si parla dei giovani come di “nativi digitali”. La cultura europea è, da circa duemila anni, “nativa umanistica”. Per questo in Europa, ma soprattutto in Italia, dovremmo trovare un modo alternativo di utilizzare in ambito didattico gli strumenti digitali che abbiamo a disposizione, senza voler seguire le strade statunitensi o scandinave.La Germania, da circa 150 anni, non ha modificato eccessivamente i cardini del proprio sistema educativo, e questo si nota nel successo che continua ad avere il sistema Vocazionale, studiato approfonditamente negli Stati Uniti. La stessa Italia, con Gentile e Croce, è riuscita a riformarsi in maniera decisamente proficua negli anni '20, ed ancora oggi godiamo di quelle riforme anche in ambito scientifico. L'Italia sforna i fisici teorici migliori al mondo.
Prima di capire perché dovremmo crearci una nostra strada per la Didattica Digitale, nelle conclusioni, vediamo finalmente cosa hanno da offrire Dell e Samsung.