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Per aiutarmi nel muovermi all'interno dei cataloghi dedicati al mondo educativo, e per chiarirmi come le due aziende vogliono agire nel contesto che stiamo analizzando, Dell e Samsung mi hanno gentilmente messo in contatto con, rispettivamente, Chiara Pesatori (EMEA Education Program Manager) ed Ernesto D'Alessandro (Technical Program Supervisor - Products & Solutions Division).

Nel parlare con Chiara ed Ernesto inevitabilmente ho chiesto cosa ne pensassero del sistema educativo italiano, così da farmi un'idea delle basi su cui si fondano i programmi di Dell e Samsung. E' evidente che ogni azienda commerciale che si rispetti studi prima di tutto il campo in cui andrà ad operare, così da poter offrire un ventaglio di soluzioni adatte al cliente.

Su una cosa Chiara e Ernesto sono concordi, e lo abbiamo scritto più volte anche noi sulle pagine di B&C: nella scuola pubblica italiana vi è una cronica mancanza di fondi. La volontà da parte degli insegnanti non manca, ma le limitate risorse frustrano quasi ogni possibilità di innovazione.

Per questo motivo entrambe le case hanno creato dei progetti organici in grado di aiutare il corpo docente in questa grande rivoluzione, la digitalizzazione della scuola. Dell ha messo in piedi il “Dell Connected Learning”, Samsung la “Smart School Samsung”. Entrambe queste soluzioni educative mirano a favorire una omogeneità di strumenti di insegnamento, così che gli Insegnanti possano concentrarsi maggiormente sulla didattica, più che sulla gestione degli strumenti hardware e software a disposizione.

Proprio per massimizzare questa caratteristica, sia Dell sia Samsung offrono dei corsi per migliorare le skill degli insegnanti, così da prepararli al meglio almeno all'utilizzo base degli strumenti che andranno ad utilizzare, puntando su modalità didattiche accattivanti e di facile presa. Samsung, ad esempio, pubblicizza la funzione di condivisione dello schermo: l'insegnante cammina tra i banchi con il proprio tablet e gli studenti osservano sul proprio tablet, o sulla LIM, cosa l'insegnante sta facendo con il suo terminale. Questi ultimi potranno poi salvare quello che l'insegnante ha fatto, ed in seguito modificarlo.

Se da un punto di vista prettamente tecnico ed emozionale è una novità sconvolgente, per gli insegnanti, dal punto di vista pratico non aggiunge effettivamente nulla di nuovo. Quando andavo al Liceo il Professore camminava tra i banchi con il libro aperto in mano, ci informava della pagina che stava consultando e spiegava la lezione. Qualora ci fosse stato qualcosa di particolare di cui farci partecipi lo scriveva sulla lavagna, e chi avesse voluto poteva copiarlo. Completando il quadro con un secondo esempio, all'Università mi è capitato di vedere studenti prendere appunti con i tablet. Dopo pochi minuti, ormai in affanno, li ho visti tirare fuori dall'astuccio carta e matita: il tablet, per molte attività, non è ancora lo strumento più adatto (anche se dotato di penna Wacom).

Indire, a tal proposito, ha creato diversi video informativi, ma uno in particolare è quello che voglio mostrarvi, in quanto contiene la summa di quanto il Ministero dell'Istruzione pensa sull'utilizzo dei terminali mobile in ambito didattico. Come è possibile osservare non v'è nulla di particolarmente innovativo in quanto viene mostrato. Questa didattica potrebbe essere maggiormente assimilabile ad un intrattenimento per lo studente, un modo per coinvolgerlo alla lezione qualora le capacità comunicative dell'insegnante non fossero all'altezza del compito.  Esemplificando con un'analogia, un bastone può essere utilizzato in vari modi. O per prendere un qualcosa in alto che altrimenti non si potrebbe raggiungere, o per sorreggersi nel caso le proprie gambe non fossero abbastanza forti per camminare. Ecco, la tecnologia nella scuola, a mio parere, viene vista come un bastone per non far cadere i professori.

 

 

 

 

Le piattaforme di Dell e Samsung, comunque, possono offrire altri vantaggi, meno emotivi e più razionali. Un prodotto di Dell che trovo molto interessante è il Mobile Computing Station, un “carrello” che permette di ricaricare e trasportare fino a 30 Tablet/Notebook, e che può essere trasportato all'interno della struttura scolastica. In poche parole, un'aula informatica su ruote. Una soluzione del genere potrebbe effettivamente far risparmiare tempo e denaro. Primo perché la classe non ha bisogno di spostarsi da un'aula ad un'altra (e Dio solo sa quanto tempo si è sprecato così al Liceo), secondo perché con l'attuale accorpamento di Istituti trovare lo spazio per un'aula dedicata è sempre più difficile.

Tornando a Samsung, una funzione del software in dotazione ai propri tablet che potrebbe risultare interessante, se ben utilizzata, è quella relativa alle domande e risposte in tempo reale: “La funzione Domande e risposte in tempo reale, integrata in Samsung Smart School, aiuta gli studenti in maniera semplice e diretta. I tuoi studenti possono scrivere una domanda sul loro dispositivo che poi apparirà sugli schermi dei loro compagni e anche sulla lavagna elettronica. Gli insegnanti possono rispondere alla domanda in un momento appropriato della lezione, in forma orale o scritta”.  Questa funzione si pone ad un livello completamente diverso rispetto alla tradizionale alzata di mano durante la lezione o alla conclusione della stessa, in quanto mette a dura prova la concentrazione e la capacità dialettica dell'insegnante. Infatti, nel caso fosse utilizzata tradizionalmente, per rispondere in un secondo momento alle domande dell'alunno, non porterebbe nessuna reale novità, come invece ci vuol far credere il testo preso dal sito Samsung. Sarebbe invece ottima se utilizzata per “instradare” il discorso della lezione verso i veri interessi degli alunni. Alcuni insegnanti sanno quando la propria lezione è vista come interessante o, al contrario, mortalmente noiosa dai propri ragazzi, hanno una specie di sesto senso che permette loro di tenere alta l'attenzione dell'uditorio, ma sfortunatamente tali insegnanti sono rari. Questa funzione permetterebbe anche a chi non è eccessivamente empatico di realizzare una lezione maggiormente attinente agli interessi dei propri alunni. E' una differenza molto sottile, quella che ho esposto, e che può capire solo chi è stato od è un insegnante.

Entrambe le case, come ultimo esempio, pongono particolare premura nel pubblicizzare le proprie soluzioni cloud per la condivisione di esperienze e materiali così da invogliare non solo gli studenti di una sola scuola, ma gli studenti e gli insegnanti di più istituti a collaborare. Effettivamente queste piattaforme potrebbero essere non solo utilizzate per un semplice scambio di opinioni o materiali, ma anche per la creazione di strutture che poi si verranno a ritrovare all'esterno, magari in ambito lavorativo. Ad esempio la creazione di un Quotidiano scolastico tra più istituti di una stessa provincia. Divertendosi, gli studenti entrerebbero in contatto con una realtà molto vicina a quella lavorativa: difficoltà logistiche e temporali, coordinazione di più persone, utilizzo degli strumenti informatici per creare il layout delle pagine, impaginazione e controllo dei testi realizzati, ecc. Si potrebbe effettivamente ricreare la "copia" di una redazione giornalistica completamente online (Progetti simili, in Romagna, sono stati portati avanti con la collaborazione dei quotidiani locali, ma sempre per un periodo molto limitato di tempo, sfortunatamente).

Oltre a queste interessanti proposte, sia Dell sia Samsung sono molto attive nel creare ed elaborare situazioni di confronto, così da migliorare il mondo scolastico italiano. La prima ha pubblicato un interessante vademecum sull'utilizzo delle stampanti nelle scuole, così da minimizzare gli sprechi, sia tra il personale scolastico sia tra gli studenti. Il rispetto dell'ambiente in cui si vive, e il diventare un buon cittadino, si impara oltre che in famiglia anche e soprattutto a scuola. Il documento fa principalmente riferimento ad un risparmio monetario, ma il risparmio si compie soprattutto quando ci si comporta civilmente.

La seconda, Samsung, in collaborazione con Yes We Tech, ha avviato un progetto pilota per la Samsung School presso l'Istituto Comprensivo Statale “Padre Pino Puglisi” di Palermo. Simboliche le parole del Vicepreside Domenico Buccheri: “In questo momento di crisi per il nostro Paese, dove le istituzioni preposte non riescono più a dare risposte concrete alle necessità della Scuola, si sottolinea l’importanza significativa del contributo di Samsung Electronics Italia che concede ai ragazzi di Brancaccio, attraverso questo progetto, un’ulteriore possibilità di riscatto sociale e culturale”. Speriamo davvero che questa opportunità sia vista dai ragazzi e dagli insegnanti del Puglisi come una reale opportunità di crescita, e che si impegnino a fondo nello sfruttare appieno quando Samsung offre loro, magari innovando la didattica tradizionale per un utilizzo migliore degli strumenti digitali.

Come si è visto Dell e Samsung (ma anche le altre aziende attive in ambito educativo) cercano di vendere i propri prodotti facendo leva sul marketing, ma di questo non possiamo fargliene una colpa. I prodotti che offrono sono ottimi e possono concedere delle potenzialità infinite ad insegnanti e studenti, come abbiamo fatto notare. Non ho parlato dei singoli terminali, dei Latitude 3330 di Dell o dei Galaxy Tab di Samsung, la qualità di questi è indiscutibile, quindi mi sono concentrato su altro, anche se ho preso ad esempio solo alcuni prodotti. Lo spazio è tiranno, e quanto offrono Dell e Samsung è davvero molto. Servirebbe un intero libro per poter descrivere più approfonditamente le possibilità di utilizzo di questi terminali e delle funzioni a questi legate, ma il mio articolo vuole solamente essere un volano per far crescere in chi lo legge la voglia di interessarsi all'argomento o, comunque, per far comprendere come l'insegnamento non sia un mestiere facile. Anzi, è molto complicato, oggi come oggi, e se questa digitalizzazione dovesse prendere una strada errata le conseguenze potrebbero essere decisamente disastrose.